Per “suoni” qui intendiamo vocali e consonanti che si
pongono in alternativa con altri suoni dello stesso tipo. Ad esempio,
in italiano abbiamo un suono consonantico [r] pronunciato in modi
molto diversi a seconda delle regioni e degli individui (nel
linguaggio comune si parla di “r moscia, r francese” e
così via). Non esistono però parole che si distinguono
tra loro solo perché la [r] è pronunciata in un modo o
nell’altro: dal punto di vista del funzionamento della nostra
lingua tutti quei suoni di [r] è come se fossero lo stesso
suono. I linguisti chiamano fonemi queste “famiglie di
suoni”.
Al contrario, le differenze tra “caro - calo; rotto - lotto;
regno - legno” ecc. ci dicono che i suoni di [r] si
differenziano dai suoni di [l]. Se un bambino o uno straniero non sa
pronunciare distintamente i due suoni, glieli insegniamo perché
la differenza è importante.
I suoni dell’inglese di cui parliamo qui sono solo i fonemi
nel senso sopra descritto: questo vuol dire che ognuno deve essere
distinto dagli altri suoni. Ne diamo una descrizione necessariamente
approssimativa, a partire dai suoni dell’italiano, che non
sostituisce l’ascolto dei suoni.