Parole italiane come “ieri, iato, uomo, uova” ecc.
sembrano iniziare con una vocale e invece iniziano con una
consonante. Nel XIX secolo e agli inizi del secolo scorso non era
raro trovare la grafia “j” in espressioni come “a
josa”. Ora è rimasta nei nomi propri: Jacopo, Jovine,
Lojodice, ecc. In inglese la “i consonantica”, il cui
simbolo fonetico è proprio [j], è rappresentata
principalmente dalla “y” seguita da un’altra
vocale, come in yes [jes] o yacht. Lo stesso suono lo
troviamo anche in parole come unit, European e molte altre –
ciò ha effetto sull’uso dell’articolo ().
La “u consonantica” in inglese è spesso
rappresentata da “w”, che ne è anche il simbolo
fonetico ([w]): we [wi:], well [wel] ecc. Ma avete
presenti il pupazzo rosa Uan e l’uso di “uàn”
in vari altri contesti? Anche la pronuncia di one comincia per
[w], ossia per consonante e non per vocale, con le relative
conseguenze nell’uso degli articoli.