Welfare

    Cominciamo da una parola di attualità, welfare. Etimologicamente viene da well, bene, e fare, che ha vari significati: un tempo era soprattutto un verbo, col significato di "viaggiare, andare" oggi è soprattutto un nome che indica la tariffa, il costo del viaggio. Originariamente, quindi, welfare è il ben viaggiare; poi nel corso dei secoli ha significato il buon andamento della società che è fonte di benessere. Quando nel 1945 il governo laburista lanciò il programma di assistenza statale "dalla culla alla tomba" a questo sistema venne dato il nome di Welfare State. Ed è soprattutto in questa fase storica che la parola comincia a essere conosciuta e usata anche da noi.

    Questa però non è la fine della storia: soprattutto negli Stati Uniti, to be on welfare significa essere a carico dell’assistenza pubblica perché si ha un reddito troppo basso; chi è al di sotto di una certa soglia ha diritto a una negative tax, a una tassa in negativo in cui si riceve denaro invece di pagare i tributi. In questo caso, welfare non è quindi sinonimo di BENessere ma semmai di MALessere, soprattutto in un paese come gli Stati Uniti in cui troppo spesso il valore delle persone si misura in dollari e in cui non contribuire al bene comune, attraverso le tasse, significa essere cittadini di seconda categoria: è una condizione di vita in cui il disagio psicologico si aggiunge a quello materiale. Conclusioni: non traduciamo welfare con "benessere" ma semmai con "previdenza" e "assistenza," soprattutto assistenza verso coloro che di benessere ne hanno meno degli altri.

    E magari diciamo pane al pane, pensione alla pensione e sanità alla sanità.