La chiave del cancello

    Ci sono parole che uno impara in un determinato contesto e che quindi associa a un determinato significato, ma che hanno anche altri significati, magari anche più importanti e frequenti di quello che conosciamo. Una di queste è gate: è il cancelletto che, nelle case inglesi, permette di passare dalla strada al giardino che tipicamente si trova davanti alla casa stessa. In inglese, però, Gate è anche sia il portone d’ingresso di palazzi e chiese, sia la porta della città. Nella City di Londra c’è Bishopgate, che è la porta orientale, e la cosa curiosa è che anche a Verona c’è una Porta Vescovo che si trova a oriente del centro.

    Un film di qualche anno fa si intitolava The Gates of Heaven ed è stato tradotto "I Cancelli del Cielo," quando da noi la Ianua Coeli, che troviamo anche nelle litanie della Madonna, è sempre stata la Porta del Cielo. Gate è anche la porta d’imbarco in un aeroporto, che non è quasi mai un cancello per motivi sia di temperatura che di rumore.

    Superato il cancello e attraversato il giardino si arriva alla porta di casa, che come tutti gli usci si chiama door e non gate, e per aprirlo ci vuole la chiave — in inglese key. Questa parola ha però un altro significato, molto più importante per chi usa il computer o suona il pianoforte o qualsiasi altro strumento che abbia una tastiera: key è il tasto, e la tastiera, di qualsiasi tipo, si chiama keyboard.

    Abbiamo quindi visto una parola italiana a cui ne corrispondono due inglesi, door e gate per "porta," e una parola inglese a cui ne corrispondono due italiane, "tasto" e "chiave" per key. Si possono dare innumerevoli altri esempi, ma questi ci bastano per osservare che le diverse lingue non sono etichette diverse messe sugli stessi oggetti, ma modi diversi di vedere la realtà. Se non si capisce e non si accetta questo, non si potranno mai imparare le lingue. A noi può parere inconcepibile che la chiave e il tasto si chiamino allo stesso modo, così come un inglese può restare sconcertato per il fatto che noi non distinguiamo l’uscio di casa dall’ingresso di una città, e usiamo la stessa parola in "porta blindata" e "Porta Magenta."

    Abituare la mente a questa ginnastica, a scoprire nuovi rapporti tra parole e cose, serve a avere una visione più libera e creativa della realtà. Ascoltatori del Circuito Marconi, lo sapevate che la mamma di Guglielmo Marconi era irlandese e che lui era bilingue sin da piccolo? Non è garantito che essere bilingui basti per diventare dei geni, ma molti studi dicono che aiuta a sviluppare la mente.