Problemi di altro genere

    Più di una volta abbiamo accennato al sessismo nella lingua. Il problema si pone in tutte le lingue — anche per l’italiano ci sono state proposte di riforma — ma in inglese appare particolarmente acuto sia per la vitalità del movimento femminista americano sia per il ruolo di questa lingua nel mondo.

    La prima fonte di tutte le battaglie antisessiste è la tendenza a usare il maschile intendendo non i maschi, ma maschi e femmine insieme: chi dice "ho tre figli" può intendere tutti maschi, o una combinazione di maschi e femmine; "ho tre figlie," invece, indica di sicuro tre femmine. Così come "l’uomo è mortale" significa "tutti, uomini e donne, sono mortali" — in inglese, man is mortal, con man, che proprio in quest’uso generalizzante, è privo del l’articolo: Man (non *The man) is mortal.

    L’inglese è molto più ricco dell’italiano di parole di genere comune: worker, ad esempio, è sia il lavoratore che la lavoratrice e student è sia lo studente che la studentessa. Il problema può sorgere quando per non ripetere la parola si usa un pronome; una volta si usava il maschile he, "egli," intendendo he or she, ora bisogna usare entrambi i pronomi oppure ricorrere al plurale. In inglese, infatti, abbiamo un solo pronome they per i tre generi e questo risolve molti problemi che restano invece irrisolti in italiano perché noi abbiamo ESSI e ESSE. Invece di dire if a student has a problem, he must be helped ("Se uno studente ha un problema deve essere aiutato") si può dire if students have problems they must be helped, senza più il pronome maschile he, "egli," e con tutte parole di genere comune o neutro.

    Siccome però non sempre possiamo usare il plurale, e siccome usare ogni volta he or she è pesante, ci sono decine di proposte di pronomi non sessisti, di genere comune. Una delle poche che hanno avuto un qualche seguito, almeno finora, è quella che parte dai pronomi e aggettivi di terza persona plurale: they them their theirs e toglie a tutti il TH iniziale; abbiamo quindi: ey per he or she; em per him or her; eir per his or her; e eirs per his or hers. Se qualcuno è interessato o interessata alle altre proposte analoghe, alcune delle quali sono veramente fantasiose, le può trovare anche su Internet cercando gender — il genere. Tra parentesi in inglese si dice sempre the Internet, con l’articolo davanti.

    Ma sul genere c’è ancora molto da dire. E’ un discorso che riprenderemo presto.

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    Torniamo sulla guerra al sessismo nella lingua inglese. Un ovvio bersaglio è la parola man che si usa anche in molti composti, come il policeman e il cameraman cameraman si usa anche da noi per indicare l’operatore televisivo, mentre in inglese indica anche quello cinematografico e genericamente chiunque usi una camera, un’apparecchiatura di tipo fotografico. Si insiste che questi termini devono essere sostituiti da policeperson e cameraperson, dato che non sono affatto professioni riservate a uomini.

    La prima volta che ho incontrato la parola personhole ho fatto fatica a capirla; si tratta di quello che si è sempre chiamato manhole, il tombino. E finora non mi è ancora capitato di vedere uscire una donna da un tombino ma naturalmente questo non vuol dire niente; in linea di principio anche il tombino delle fogne deve essere unisex.

    Il (o la) presidente di un comitato o di un’assemblea si è per decenni chiamato chairman. Qualora si trattasse di una donna, ci si rivolgeva a lei con Madam Chairman. Alla Conferenza di Pechino sui Diritti della Donna, la Signora Glendon, l’americana rappresentante della Santa Sede, ha iniziato il suo discorso con Madame Chairperson. In ambito universitario si sostituisce chairperson, che piace poco, con chair — c’è qualche direttore di dipartimento che si presenta come Chair of Department. Questo è possibile perché come in italiano la parola "cattedra" indica sia il mobile che la docenza, lo stesso avviene con l’inglese Chair, la sedia.

    Nemmeno la sostituzione sistematica di man con person soddisfa completamente; c’è chi ha notato, non saprei se sul serio o per scherzo, che person finisce con son, il figlio, e quindi a cameraperson dovremmo aggiungere cameraperdaughter — ove daughter, la figlia, è il femminile di son. Di sicuro ha fatto molto sul serio chi ha protestato contro history, la storia, sostenendo che si debba insegnare la herstory, la storia vista dal versante femminile. Il fatto che le parole latine Persona e Historia fossero entrambe, vedi caso, femminili e non c’entrano nulla con l’inglese son e his, pare che non conti. Così come a volte parrebbe secondario che una cameraperson donna abbia, a parità di competenza ed esperienza, lo stesso stipendio e le stesse prospettive di carriera di un uomo. L’importante è essere politically correct nel linguaggio, anche se l’estremismo verbale presta facilmente il fianco alla satira.

    Un "dizionario del Politically Correct English" è dedicato a una certa Donna Ellen Cooperman che dopo un anno di battaglie legali nei tribunali dello Stato di New York ha ottenuto di chiamarsi Donna Ellen Cooperperson. Sarà vero?